Lo smartphone impazzisce?

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Lo smartphone, o il tablet, impazzisce quando è sotto carica? Non risponde correttamente ai comandi?

La causa è molto probabilmente dovuta solo al caricabatterie. Per verificarlo è sufficiente una prova banale. Collegate il dispositivo ad una delle prese USB di un personal computer: se, sotto carica, funziona correttamente, avrete rapidamente individuato il responsabile delle anomalie.

Ma perché accade?

Quelli che continuiamo a chiamare caricabatterie sono in realtà degli alimentatori stabilizzati che forniscono una tensione fissa, solitamente 5V, con una corrente adeguata alle specifiche del dispositivo. La reale attività di controllo della carica, infatti, viene effettuata all’interno del telefono, o del tablet, da circuiti progettati in modo da gestire al meglio lo specifico tipo di batteria utilizzata dal costruttore. E’ questo spostamento di compiti che, unito alla larghissima disponibilità di porte USB, ha consentito mettere fine alla babele tecnologica del periodo in cui anche due telefoni dello stesso costruttore potevano utilizzare caricabatterie diversi.

Oggi, quindi, siamo portati a considerare universali tutti gli alimentatori in grado di fornire una corrente pari o superiore a quella richiesta dal nostro smartphone. Facendo così trascuriamo però un dettaglio non banale.

I moderni alimentatori, per essere piccoli e leggeri, utilizzano una tecnologia chiamata switching. Si comportano, in pratica, come dei velocissimi interruttori che fanno passare l’esatta quantità di energia necessaria a mantenere fissa la tensione in uscita.  E’ un grande vantaggio rispetto ai vecchi alimentatore a trasformatore e regolazione lineare, grossi e pesanti, che però ha come tutte le cose il suo rovescio della medaglia: la commutazione produce interferenze elettromagnetiche (EMI) che interagiscono con il meccanismo che è alla base dei moderni touch screen, oltre a produrre una tensione in uscita sporca, e difficile da pulire.

caricabatterie

Se in un alimentatore ideale la tensione prodotta, vista all’oscilloscopio, dovrebbe essere una perfetta linea retta, nella realtà mostra delle curve che sono la visualizzazione grafica di disturbi, che sono irradiati dal cavo di alimentazione, che funge da antenna, e trasferiti al telefono.

Sono proprio questi disturbi a interagire con il campo del touchscreen o impedendone il normale funzionamento, rendendo quindi il dispositivo poco reattivo ed incerto, o peggio producendo delle attivazione casuali, come se un dito invisibile sfiorasse lo schermo e si divertisse a giocare con le applicazioni.

La riduzione dei residui della tecnologia switching non è però banale, discende da una attenta progettazione ed incide significativamente sul costo dell’alimentatore. L’invasione di dispositivi anonimi, prodotti in oriente e non certificati secondo le norme europee, non semplifica certo le cose.
Per inquadrare la complessità del problema vi segnalo solo che negli Stati Uniti le forze dell’ordine sono riuscite addirittura a scoprire piantagioni nascoste di droga grazie al rumore generato ed irradiato dagli alimentatori delle lampade solari utilizzate per fare crescere le piante.

Non bisogna poi trascurare il fatto che un alimentatore mal progettato potrebbe alla lunga creare danni seri: le linee verticali dell’immagine sono variazioni repentine e brevissime della tensione (spike) che possono danneggiare molto seriamente i circuiti elettronici.

Gli effetti del rumore elettromagnetico, poi, si possono sommare se più caricabatterie, anche di qualità, sono concentrati in uno spazio molto ridotto, come nelle postazioni di carica, che sono logisticamente comode ma sovente fonte di problemi.


caricabatterie

Chiudo, quindi, con tre semplici consigli pratici per minimizzare i problemi:

  • Usate preferibilmente l’alimentatore in dotazione al vostro dispositivo
  • Non concentrate più apparati in uno spazio troppo ridotto
  • Non affidate il vostro prezioso apparato a degli alimentatori di rete troppo economici!
  • Tenete i cavi di alimentazione lontano dallo schermo

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L'autore

Consulente Informatico, blogger, problem solver, radioamatore. Ho iniziato la mia attività nel 1977 sviluppando sistemi di calcolo nell'area energie alternative e rinnovabili e da allora mi sono sempre interressato delle frontiere della tecnologia. Nel 1984 sono stato fra i pionieri delle BBS, i primi servizi telematici pubblici, e l'anno successivo ho portato in Italia Fidonet, la prima rete pubblica mondiale, che ho coordinato sino al 1994. Sono attivamente su Internet agli inizi degli anni 90, Nel 1998 sono stato fra i primi a credere nella convergenza digitale, arricchendo internet con materiale multimediale, come audio e video, anni prima del Web 2.0. Continuo da sempre ad occuparmi di informatica e di tecnologia con un occhio attento al futuro che ci attende. Continuo a lavorare come consulente informatico, con una specifica competenza in sicurezza, reti di comunicazione, sistemi operativi e tecnologie di virtualizzazione.

2 commenti

  1. Alessandro il

    Vero… verissimo… per la prima volta ho trovato la risposta ad un problema molto diffuso. Purtroppo succede anche con gli alimentatori originali . Grazie e complimenti

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