Windows 10 supporterà le app IOS e Android

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Il lancio di Windows 10 pare proprio destinato ad essere un punto di discontinuità con il passato. Raccordando i vari annunci che si susseguono in queste settimane si comincia a delineare il quadro della strategia della casa di Redmond per affrontare le sfide di un mondo sempre più in rapida evoluzione. Windows 10 sarà quindi l’ultimo della serie, non avrà successori ma diventerà un servizio in continuo sviluppo e destinato a durare nel tempo. Nelle intenzioni di Microsoft dovrebbe essere in grado raggiungere un installato di un miliardo di dispositivi entro un paio di anni dall’ingresso sul mercato.
Nel quadro di questa strategia ovviamente l’attenzione verso l’offerta di software applicativo, quelle che oggi chiamiamo comunemente app, assume un ruolo determinante e fondamentale.

E’ in questa ottica che si inserisce l’annuncio di pochi giorni fa di due progetti collaterali al sistema operativo, denominati in codice Islandwood e Astoria. Il loro scopo è quello di rendere possibile l’esecuzione di applicazioni native per dispositivi Android ed IOS su windows 10.

L’esecuzione di programmi scritti per altri sistemi operativi non è una novità in ambito informatico. In genere è realizzata utilizzando degli emulatori: come Rosetta, utilizzata da Apple nel passaggio alla nuova architettura dei suoi elaboratori.
In almeno due casi il supporto è stato, però, direttamente inserito nell’architettura del sistema operativo. E’ successo per OS/2, il sistema operativo di IBM – peraltro sviluppato proprio da Microsoft – per contrastare il dilagare dei cloni e che é in grado di eseguire direttamente i programmi scritti per Windows, e per Blackberry 10, su cui è possibile usare le app scritte per Android.

Mentre per Apple si è trattato di una soluzione ponte, destinata a breve vita, sia OS/2 che Blackberry 10 non hanno assolutamente raggiunto i risultati sperati, e per una ragione facilmente prevedibile: tolgono ogni interesse agli sviluppatore di produrre applicazioni native. Era infatti molto più produttivo scrivere una applicazione Windows, in grado di girare anche su OS/2, piuttosto che scriverne due, ognuna delle quali usasse al meglio le caratteristiche di ognuno dei sistemi operativi. Il risultato è stato che OS/2 si è appiattito sulle applicazioni windows e non è mai decollato. Sorte analoga a quanto capitato con l’ultima versione del sistema operativo Blackberry.

L’approccio di Microsoft alla questione è però originale. Non ci sarà né una emulazione, né la possibilità di eseguire direttamente le applicazioni non native in Windows 10. La strada tracciata è quella di fornire agli sviluppatori dei sistemi in grado di effettuare un facile adattamento dei programmi originariamente scritti per Android ed IOS al mondo windows. Questo non solo renderà quasi immediato il porting, questo è il nome dell’operazione di adattamento di un programma ad un diverso ambiente, ma consentirà di inserire quegli elementi caratteristici che fanno identificare subito una applicazione come nativa.
Quindi non aspettiamoci di lanciare direttamente applicazioni scaricate da Google Play Store o da iTunes. Si potranno usare invece le app rielaborate, che saranno veicolate come sempre attraverso il tradizionale canale Windows.

Credo che sia interessante la filosofia di fondo, cioè rendere il prossimo Windows 10 molto appetibile agli sviluppatori. In effetti una piattaforma che consenta di riutilizzare con semplicità il proprio codice e di creare applicazioni adatte a PC, tablet, telefoni e console è sicuramente interessante e stimolante. A questo si aggiunge anche che l’aggiornamento gratuito per gli utenti windows 7 e 8 dovrebbe avere come effetto principale quello di eliminare la frammentazione della base di installato, uno dei limiti principali di Android, e creare una amplissima ed uniforme platea di potenziali clienti.

Per gli utenti questo dovrebbe significare allargare in modo significativo la disponibilità di applicazioni disponibili e di potere potenzialmente disporre degli stessi applicativi indipendentemente dal dispositivo in uso, cosa indiscutibilmente utile per alcune tipologie di programmi.

Una soluzione che potrebbe essere vincente per consentire a windows di riguadagnare uno splendore un po’ appannato dalle scelte degli ultimi tempi. Io comunque continuo ad essere scettico sulla reale utilità di un sistema operativo universale.

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L'autore

Consulente Informatico, blogger, problem solver, radioamatore. Ho iniziato la mia attività nel 1977 sviluppando sistemi di calcolo nell'area energie alternative e rinnovabili e da allora mi sono sempre interressato delle frontiere della tecnologia. Nel 1984 sono stato fra i pionieri delle BBS, i primi servizi telematici pubblici, e l'anno successivo ho portato in Italia Fidonet, la prima rete pubblica mondiale, che ho coordinato sino al 1994. Sono attivamente su Internet agli inizi degli anni 90, Nel 1998 sono stato fra i primi a credere nella convergenza digitale, arricchendo internet con materiale multimediale, come audio e video, anni prima del Web 2.0. Continuo da sempre ad occuparmi di informatica e di tecnologia con un occhio attento al futuro che ci attende. Continuo a lavorare come consulente informatico, con una specifica competenza in sicurezza, reti di comunicazione, sistemi operativi e tecnologie di virtualizzazione.

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